Ivermectina: potenziale arma contro il Covid-19 o pericolosa illusione?

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Napoli, 26/03/2021 – La necessità di affrontare l’emergenza sanitaria ha spinto gli scienziati di tutto il mondo ad andare alla ricerca di una terapia specifica e universalmente accettata per curare il Covid-19. Ad oggi, sono in corso numerosi studi clinici che sperimentano farmaci già approvati per la cura di altre patologie e che hanno dimostrato promettenti effetti antivirali o antiinfiammatori contro il coronavirus.

Di recente ha attirato notevolmente l’attenzione l’Ivermectina, utilizzata generalmente come farmaco antiparassitario ad ampio spettro e con un ampio profilo di sicurezza, grazie ad uno studio australiano (Wagstaff K. The FDA-approved drug ivermectin inhibits the replication of SARS-CoV-2 in vitro), condotto in vitro su cellule infettate con il virus SARS-CoV-2. Gli autori dello studio hanno infatti riscontrato un’elevata attività antivirale tale che, nell’arco di 48 ore, una singola dose di Ivermectina è stata in grado di azzerare quasi completamente la carica virale nelle colture cellulari.

Tra i tanti studi clinici in corso, anche la meta-analisi condotta dal Dott. Andrew Hill a Liverpool (Hill A. Meta-analysis of randomized trials of ivermectin to treat SARS-CoV-2 infection), ha dimostrato come il vermifugo sia associato a una riduzione dei livelli di infiammazione fino all’eliminazione del coronavirus, oltre a una riduzione della mortalità e della durata della degenza ospedaliera.

Ma tali dati sono sufficienti per garantire la sicurezza e l’efficacia dell’Ivermectina come antivirale?

Una risposta chiara e netta è arrivata in questi giorni direttamente dall’EMA che, dopo aver esaminato le ultime ricerche e pubblicazioni sull’uso di Ivermectina per la prevenzione e il trattamento di Covid-19, ha concluso che i dati disponibili non ne sostengono l’uso al di fuori di studi clinici anche se ben progettati. Infatti, gli studi clinici hanno prodotto risultati diversificati: alcuni non hanno dimostrato alcun beneficio, mentre altri hanno indicato un beneficio potenziale. Inoltre, è vero che alcuni studi hanno dimostrato la capacità dell’Ivermectina di bloccare la replicazione del virus SARS-CoV-2, ma a concentrazioni molto più elevate rispetto a quelle raggiunte con le dosi attualmente autorizzate.

In conclusione, sebbene l’Ivermectina sia generalmente ben tollerata alle dosi autorizzate per altre indicazioni, gli effetti indesiderati potrebbero aumentare se si utilizzassero dosaggi più elevati necessari ad ottenere concentrazioni efficaci di medicinale nei polmoni.

L’EMA ha pertanto concluso che attualmente non si può escludere tossicità quando l’Ivermectina è utilizzata a dosi superiori rispetto a quelle approvate e che le evidenze attualmente disponibili non sono sufficienti a supportare l’uso di per Covid-19 al di fuori degli studi clinici.

Questo momento di emergenza sanitaria ha inevitabilmente innescato un processo di ricerca spasmodica di “un’arma efficace” contro il Covid-19, facendo leva sulle speranze e sullo sconforto della popolazione che non vede una facile via d’uscita all’orizzonte.

Mai come in questi casi però bisogna tenere ben saldo il timone e non abbandonarsi alla frenesia. Affidarsi al ruolo strategico delle Agenzie Regolatorie che devono fungere sempre da faro guida, specie in mari tempestosi come quelli che stiamo attraversando, ci eviterà di ascoltare e perderci, come per novelli Ulisse, dietro le sirene mirabolanti delle pericolose illusioni.

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