Intelligenza Artificiale: i possibili impieghi e i rischi in ambito sanitario e scenari futuri

di Marina Castellone

 

L’intelligenza artificiale (AI) è ormai negli ultimi tempi l’argomento più discusso e dibattuto sulle più importanti riviste scientifiche. L’ AI infatti, rappresenta un ambito nel quale si sta investendo una fetta sempre più consistente di fondi del PRRN, con lo scopo di lanciare la sanità del futuro. La sua risonanza è tale da far sembrare ogni altro scenario come passato o non più attuale.

Nella medicina, così come l’abbiamo conosciuta fino ai tempi recenti, la responsabilità medica era in capo esclusivamente ai professionisti del settore, che si avvalevano delle esigue apparecchiature presenti, come ausilio per la diagnosi clinica e per svolgere indagini di routine.

Ma quali sono i rischi e quali le responsabilità se si introduce il fattore AI nel contesto sanitario?

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Per rispondere a questa domanda è necessario innanzitutto individuare in quale categoria introdurre l’intelligenza Artificiale.

In un primo scenario l’AI si prospetta come uno strumento di ausilio tecnologico assimilabile ad un device. In questo caso il paziente continuerà ad interfacciarsi direttamente ed esclusivamente con medici e strutture sanitarie, il rischio quindi sarà limitato alla corretta interazione tra medico e il dispositivo AI.

Se quindi la componente di Intelligenza Artificiale introdotta sarà un device, bisognerà ben definire il confine tra le responsabilità degli operatori sanitari e quelle dei fabbricanti di devices, facendo riferimento a quanto riportato dal Regolamento UE 745/2017, in particolare all’art. 10 comma 16, e alla direttiva 85/374/CEE in materia di responsabilità per danno da prodotti difettosi.

Nel secondo scenario possiamo ipotizzare l’AI come una sorta di “operatore virtuale”, un altro elemento dello staff, che andrà ad apportare un contributo di tipo multidisciplinare. In questo caso bisogna ipotizzare un cambiamento anche all’interno del rapporto medico-paziente, in quanto, l’AI diventerà un interlocutore del paziente stesso, probabilmente, instaurando con quest’ultimo anche un rapporto diretto. Tutto ciò si rifletterà in particolar modo sulle responsabilità e corresponsabilità da attribuire al medico e alla “risorsa AI”. Infatti, il fulcro della situazione è da un lato delimitare il grado di collaborazione tra i due elementi dello “staff” e dall’altro, la classe di rischio della tecnologia. Il medico infatti, a seguito dell’interpretazione dei dati elaborati dall’Intelligenza Artificiale, ad esempio nel caso in cui l’AI effettui l’anamnesi del paziente, potrebbe decidere per un iter terapeutico inappropriato. Il dubbio resta su chi ricadrà la responsabilità dell’errore: se ne risponderà solo il professionista sanitario o il produttore dell’AI o se la responsabilità sarà condivisa tra le parti.

Nel terzo ed ultimo scenario ipotizzato, forse anche il più immediato e facilmente applicabile, indipendentemente dal tipo di apporto dell’AI al processo di cura, essa viene presentata come un “upgrade”, un’evoluzione in grado di funzionare in maniera più efficace ed efficiente rispetto alla tecnologia/metodica precedentemente utilizzata per la medesima destinazione d’uso (indagine medica, analisi clinica, ambito diagnostico, etc). In sintesi, la comunicazione della presenza di tali tecnologie innovative all’interno delle strutture sanitarie, instilla aspettative di nuove chance e possibilità nel paziente. Queste notizie potrebbero far propendere la scelta di un luogo sanitario provvisto di tali apparecchiature, rinforzando l’attesa di esiti migliori dovuti all’utilizzo di macchinari evoluti ed innovativi.

In conclusione, si prospettano scenari professionali che daranno da fare sia ai risk manager che agli attori che si occupano dei processi di cura in relazione col paziente. E, ancora una volta, dovrà essere un lavoro di cooperazione tra le competenze multidisciplinari, che serva a rilevare i rischi accennati nel presente articolo, che li metta in relazione con le altre novità dei servizi sanitari (dalla telemedicina alle nuove organizzazioni territoriali) e crei sicurezza e controllo, senza amplificare paure, ma comunicando in modo diretto e preciso nuovi compiti e nuovi modi di compiere attività consolidate.

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