Integratori alimentari con probiotici contro la demenza senile

di Rosa Manca

Paradosso della nostra epoca è rappresentato dal fatto che l’età media della popolazione sta aumentando così come la prevalenza della demenza senile.

La demenza è in crescente aumento nella popolazione generale ed è stata definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità una priorità mondiale di salute pubblica. Attualmente si stima che nel mondo oltre 55 milioni di persone convivono con una demenza. I dati del Global Action Plan 2017-2025 dell’OMS indicano che nel 2015 la demenza ha colpito 47 milioni persone in tutto il mondo. Questi numeri arriveranno a 75 milioni entro il 2030 e 132 milioni entro il 2050, con circa 10 milioni di nuovi casi all’anno (1 ogni 3 secondi).

Ricerche recenti suggeriscono che il microbioma intestinale, ovvero l’insieme dei microorganismi simbiontici che convivono con l’organismo umano, svolge un ruolo chiave nel funzionamento sia cognitivo che fisico. Con l’età, la resilienza del microbioma intestinale si riduce, poiché diventa più vulnerabile a malattie, farmaci e cambiamenti nello stile di vita. È stato dimostrato che c’è una correlazione tra il microbioma intestinale e la perdita muscolare e il declino cognitivo dell’invecchiamento.

Lo studio PROMOTe (effect of PRebiotic and prOtein on Muscle in Older Twins)

Un team di ricerca internazionale ha dimostrato che un integratore a base di fibre vegetali è in grado di migliorare la funzione cerebrale nelle persone con età maggiore dei 60 anni. Gold standard della ricerca è rappresentato dal fatto che ha coinvolto dei gemelli (quindi persone con una base genetica identica) e che lo studio è stato condotto in doppio cieco (ciò significa che nemmeno i ricercatori sapevano chi riceva cosa fino al termine dell’indagine). I gemelli sono stati divisi in due sottogruppi: uno ha ricevuto casualmente un integratore a base di prebiotici (nutrienti per i batteri buoni del nostro intestino), mentre l’altro ha ricevuto il placebo. Ad entrambi sono stati prescritti esercizi di resistenza ed un integratore proteico a base di aminoacidi. I risultati hanno mostrato che l’integratore a base di prebiotici non ha offerto alcun vantaggio sulle capacità fisiche, tuttavia i benefici sulla funzione cognitiva sono stati invece statisticamente significativi. Chi ha assunto i prebiotici ha ottenuto punteggi migliori nei test cognitivi, anche in quelli indicativi per l’Alzheimer.

Un altro aspetto innovativo dello studio è stata la sua progettazione “da remoto”, che ha dimostrato la fattibilità di condurre studi clinici coinvolgendo persone anziane senza la necessità di lunghi viaggi o visite ospedaliere. Tale aspetto risulta essere rilevante per poter ridurre la sotto-rappresentazione degli anziani negli studi clinici e ridurre inoltre i costi di ricerca. Naturalmente, sfide come l’alfabetizzazione digitale e l’accesso alla tecnologia necessaria sono riconosciute e andranno affrontate per futuri progetti.

I risultati della ricerca, pubblicati sulla rivista Nature, suggeriscono che interventi sul microbioma intestinale, attraverso l’utilizzo di integratori, d’altronde economici e facilmente disponibili, possono essere estremamente preziosi per rallentare il declino cognitivo, caratterizzato da perdita di memoria, difficoltà nel linguaggio, problemi nell’orientamento e altro ancora. Si tratta dei sintomi tipici della demenza senile, la cui forma principale, il morbo di Alzheimer, colpisce oltre 40 milioni di persone in tutto il mondo. Inoltre, una migliore comprensione dei meccanismi implicati nell’asse cervello – intestino potrebbe portare a nuove strategie di prevenzione e attenuazione dei sintomi della demenza senile.

A chi rivolgersi per avere un supporto?

Biochem Consulting, grazie al suo team di esperti, può fornire un supporto regolatorio nel settore degli Integratori Alimentari e sostenere le aziende nella gestione e conduzione di studi clinici, per ottenere evidenze scientifiche necessarie ad assicurare un elevato profilo di sicurezza degli integratori innovativi.

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